sexta-feira, 23 de maio de 2008

Tarcisio Bertone, il cardinale con la valigia Sandro Magister


www.chiesa, Roma, 15 marzo 2008

Roma — Giovanni Paolo II è ricordato in tutto il mondo come grande viaggiatore. Benedetto XVI no. Le sue uscite da Roma sono rare e misurate. In compenso viaggia moltissimo il suo segretario di stato, cardinale Tarcisio Bertone.
In soli nove mesi, dal giugno 2007 a oggi, Bertone ha compiuto sette viaggi all’estero. I suoi viaggi si distinguono anche per un accentuata finalità geopolitica.
Nel viaggio a Cuba, questa finalità è stata particolarmente visibile. Bertone si è mosso all’insegna di quel realismo che è una costante della geopolitica vaticana: un realismo mirato a difendere e ad espandere le istituzioni della Chiesa, nelle condizioni date, anche le più avverse.
È lo stesso realismo che ha guidato, per decenni, la politica della Santa Sede nei confronti del blocco sovietico: realismo impersonato dall’uomo guida della politica vaticana in quell’epoca e su quello scacchiere: Agostino Casaroli.
E come allora, nell’Europa dell’est, questo realismo pagò un prezzo fatto di silenzi, di reticenze, di omissioni, lo stesso avviene oggi a Cuba. Dalle autorità comuniste dell’isola il cardinale ha rimediato un’accoglienza cortese. Ma gli esponenti del dissenso, i circoli dei perseguitati, i paladini della libertà, cattolici e non, sono stati fortemente delusi dalle parole e dai gesti del cardinale. Una delusione espressa all’indomani della visita in una nutrita serie di commenti diffusi via internet.
In effetti, Bertone si è espresso con accenti ottimistici sul presente e il futuro di Cuba. Ha negato che la Chiesa di Cuba sia una Chiesa perseguitata. Ha detto di vedere “aperture” e “piccoli passi” in avanti. Non ha chiesto un’amnistia per i prigionieri politici; si è limitato a presentare al nuovo presidente Raúl Castro “una lista di nomi di prigionieri da prendere in considerazione per ragioni umanitarie, nel rispetto della sovranità di Cuba”. Ha reclamato una revoca dell’embargo economico che colpisce l’isola per volere degli Stati Uniti.
A confronto con precedenti, smodati pronunciamenti pro Cuba di altri maggiorenti vaticani — dal cardinale Crescenzio Sepe al cardinale Renato Martino — le dichiarazioni di Bertone appaiono sicuramente più misurate.
Ma colpisce il contrasto tra l’immagine edulcorata del regime cubano che ha dato ora il cardinale segretario di stato con quella, molto più amara, che si ricava dalla vita concreta della Chiesa nell’isola, descritta non solo dagli oppositori, ma dagli stessi documenti della gerarchia cubana di questi ultimi anni.
Nel cardinale Bertone, Benedetto XVI si è dato il suo Casaroli. A lui ha affidato il realismo della geopolitica, con i costi che comporta. Mentre a sé papa Joseph Ratzinger riserva la teologia della storia.

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