segunda-feira, 16 de junho de 2008

Vaticano anuncia novo arcebispo no Brasil


O Estado de S. Paulo, quinta-feira, 12 de junho de 2008

Alexandre Gonçalves


O papa Bento XVI nomeou o padre paulistano Antônio Carlos Rossi Keller, de 55 anos, como novo bispo da cidade de Frederico Westphalen (RS). “Quando o núncio apostólico me perguntou se eu aceitava a nomeação, pensei: passei boa parte da vida ensinando as pessoas a dizerem ‘sim’ a Deus. Agora, não posso dizer ‘não’”, afirma relembrando o convite que recebeu no último dia 30. Keller realizava seu trabalho pastoral na paróquia Santo Antônio, no bairro do Limão, em São Paulo. Todos os anos, o padre era convidado para celebrar uma missa no auditório do Estado em homenagem a Nossa Senhora Aparecida.

Arcebispo de São Paulo anuncia construção de Igreja em Heliópolis


Folha de S. Paulo, segunda-feira, 9 de junho de 2008

O arcebispo de São Paulo, d. Odilo Scherer, afirmou que a Arquidiocese de São Paulo construirá uma Igreja na favela de Heliópolis, na zona sul da capital. A intenção, segundo ele, é renovar o compromisso da igreja com os pobres.
A afirmação foi feita durante a Missa do Centenário da Arquidiocese de São Paulo, no estádio do Pacaembu. O papa Bento 16 enviou uma mensagem à arquidiocese por conta do centenário. “Queremos renovar o compromisso de solidariedade com as pessoas que sofrem e que são excluídas do bem comum”, disse d. Odilo.
A missa reuniu 26 mil pessoas, segundo a São Paulo Turismo. A organização do evento estima que 30 mil fiéis compareceram, incluindo 500 padres, dos 800 da arquidiocese.

Intervista a Monsignor Joseph Kramer, il sacerdote chiamato alla guida della prima Chiesa tradizionalista d’Italia e d’Europa


Città del Vaticano — Con l’istituzione della cinquecentesca Chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini in Roma a prima Parrocchia d’Italia e d’Europa in cui sia possibile assistere solo ed esclusivamente alla Messa celebrata con il rito tridentino di San Pio V, il 56enne Monsignor Josef Kramer, cui è stata affidata la guida pastorale del noto complesso religioso, si è assunto l’onere, e l’onore, di far riscoprire la luminosa e gloriosa liturgia pre-conciliare nella Capitale della cristianità. Un compito avvincente, sicuramente impegnativo, affidatogli dal Vicariato alla luce del Motu Proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI.
— Monsignor Kramer, qual è il Suo programma?
“Intanto di celebrare degnamente la Santa Messa; poi, di far diventare la Parrocchia un punto di riferimento per i fedeli tradizionalisti. Voglio una Chiesa disponibile e aperta 24 ore su 24, corsi di direzione spirituale, aggiornamenti per sacerdoti che vogliano apprendere la celebrazione della Messa secondo il rito antico, corsi di catechismo. Ecco, punto a creare una Parrocchia viva”.
— A Suo avviso, quale messaggio ha voluto trasmettere il Santo Padre con il Motu Proprio ‘Summorum Pontificum’?
“Il Papa ha voluto rivalutare un gioiello che mai era stato messo al bando. Personalmente, ritengo sia stato un atto di giustizia e libertà. E con la stessa convinzione considero sbagliate le critiche, sia interne che esterne alla Chiesa, al Motu Proprio. Il Pontefice ha lanciato in segno di unità, non di divisione; ha porto la mano ai tradizionalisti senza nulla togliere agli altri. Altro che Chiesa parallela, come temeva qualcuno…”.
— Anche Lei pensa che ci siano stati troppi abusi con il Novus Ordo?
“Non voglio alimentare polemiche. Mi limito ad osservare che la liturgia dev’essere bellezza e non spettacolo; che essa è la contemplazione del Mistero di Cristo e non proprietà del celebrante. Tuttavia, è inutile nascondere che anche con il rito tridentino, in passato, ci siano stati degli abusi. Secondo me, il problema non è come si celebra, ma con quale animo il sacerdote si accosta all’altare”.
— Fatto sta che dopo il Concilio Vaticano II, in omaggio al criterio della creatività liturgica, si sono verificati abusi e stravaganze di ogni tipo…
“Non lo scopriamo oggi, lo ha scritto lo stesso Papa Benedetto XVI nell’introduzione al Motu Proprio. Nel mio piccolo, resto convinto che la Messa non sia un passatempo e vada celebrata sempre con decoro, possibilmente da sacerdoti preparati”.
— Monsignor Kramer, Lei è australiano: senza nulla togliere alla Sua preparazione e alle Sue capacità, come mai il Vicariato di Roma ha scelto per la prima parrocchia tradizionalista un sacerdote straniero? I presbiteri italiani sono impreparati?
“Anche io mi sono meravigliato. Per rispondere alla sua domanda, credo che la scelta sia ricaduta su di me perché i sacerdoti, in particolare quelli giovani, non importa se italiani o stranieri, non conoscono bene il latino e la liturgia del rito tridentino. Ora, se vogliono imparare, la mia Parrocchia è a loro completa disposizione”.

San Colombano

BENEDETTO XVI
Cari fratelli e sorelle,
oggi vorrei parlare del santo abate Colombano, l’irlandese più noto del primo Medioevo: con buona ragione egli può essere chiamato un santo “europeo”, perché come monaco, missionario e scrittore ha lavorato in vari Paesi dell’Europa occidentale. Insieme agli irlandesi del suo tempo, egli era consapevole dell’unità culturale dell’Europa. In una sua lettera, scritta intorno all’anno 600 ed indirizzata a Papa Gregorio Magno, si trova per la prima volta l’espressione “totius Europae — di tutta l’Europa”, con riferimento alla presenza della Chiesa nel Continente (cfr Epistula I,1).
A Luxeuil Colombano visse per quasi vent’anni. Qui il santo scrisse per i suoi seguaci la Regula monachorum — per un certo tempo più diffusa in Europa di quella di san Benedetto — disegnando l’immagine ideale del monaco. È l’unica antica regola monastica irlandese che oggi possediamo. Come integrazione egli elaborò la Regula coenobialis, una sorta di codice penale per le infrazioni dei monaci, con punizioni piuttosto sorprendenti per la sensibilità moderna, spiegabili soltanto con la mentalità del tempo e dell’ambiente. Con un’altra opera famosa intitolata De poenitentiarum misura taxanda, scritta pure a Luxeuil, Colombano introdusse nel continente la confessione e la penitenza private e reiterate; fu detta penitenza “tariffata” per la proporzione stabilita tra gravità del peccato e tipo di penitenza imposta dal confessore. Queste novità destarono il sospetto dei Vescovi della regione, un sospetto che si tramutò in ostilità quando Colombano ebbe il coraggio di rimproverarli apertamente per i costumi di alcuni di loro. Occasione per il manifestarsi del contrasto fu la disputa circa la data della Pasqua: l’Irlanda seguiva infatti la tradizione orientale in contrasto con la tradizione romana. Il monaco irlandese fu convocato nel 603 a Châlon-sur-Saôn per rendere conto davanti a un sinodo delle sue consuetudini relative alla penitenza e alla Pasqua. Invece di presentarsi al sinodo, egli mandò una lettera in cui minimizzava la questione invitando i Padri sinodali a discutere non solo del problema della data della Pasqua, problema piccolo secondo lui, “ma anche di tutte le necessarie normative canoniche che da molti — cosa più grave — sono disattese” (cfr Epistula II,1). Contemporaneamente scrisse a Papa Bonifacio IV — come qualche anno prima già si era rivolto a Papa Gregorio Magno (cfr Epistula I) — per difendere la tradizione irlandese (cfr Epistula III).
Intransigente come era in ogni questione morale, Colombano entrò poi in conflitto anche con la Casa reale, perché aveva rimproverato aspramente il re Teodorico per le sue relazioni adulterine. Ne nacque una rete di intrighi e manovre a livello personale, religioso e politico che, nell’anno 610, si tradusse in un decreto di espulsione da Luxeuil di Colombano e di tutti i monaci di origine irlandese, che furono condannati ad un definitivo esilio. Furono scortati fino al mare ed imbarcati a spese della corte verso l’Irlanda. Ma la nave si incagliò a poca distanza dalla spiaggia e il capitano, vedendo in ciò un segno del cielo, rinunciò all’impresa e, per paura di essere maledetto da Dio, riportò i monaci sulla terra ferma. Essi, invece di tornare a Luxeuil, decisero di cominciare una nuova opera di evangelizzazione. Si imbarcarono sul Reno e risalirono il fiume. Dopo una prima tappa a Tuggen presso il lago di Zurigo, andarono nella regione di Bregenz presso il lago di Costanza per evangelizzare gli Alemanni.
Poco dopo però Colombano, a causa di vicende politiche poco favorevoli alla sua opera, decise di attraversare le Alpi con la maggior parte dei suoi discepoli. Rimase solo un monaco di nome Gallus; dal suo eremo si sarebbe poi sviluppata la famosa abbazia di Sankt Gallen, in Svizzera. Giunto in Italia, Colombano trovò un’accoglienza benevola presso la corte reale longobarda, ma dovette affrontare subito difficoltà notevoli: la vita della Chiesa era lacerata dall’eresia ariana ancora prevalente tra i longobardi e da uno scisma che aveva staccato la maggior parte delle Chiese dell’Italia settentrionale dalla comunione col Vescovo di Roma. Colombano si inserì con autorevolezza in questo contesto, scrivendo un libello contro l’arianesimo e una lettera a Bonifacio IV per convincerlo a fare alcuni passi decisi in vista di un ristabilimento dell’unità (cfr Epistula V). Quando il re dei longobardi, nel 612 o 613, gli assegnò un terreno a Bobbio, nella valle della Trebbia, Colombano fondò un nuovo monastero che sarebbe poi diventato un centro di cultura paragonabile a quello famoso di Montecassino. Qui giunse al termine dei suoi giorni: morì il 23 novembre 615 e in tale data è commemorato nel rito romano fino ad oggi.
Fu un instancabile costruttore di monasteri come anche intransigente predicatore penitenziale, spendendo ogni sua energia per alimentare le radici cristiane dell’Europa che stava nascendo. Con la sua energia spirituale, con la sua fede, con il suo amore per Dio e per il prossimo divenne realmente uno dei Padri dell’Europa: egli mostra anche oggi a noi dove stanno le radici dalle quali può rinascere questa nostra Europa.

Discorso ai vescovi della Conferenza Episcopale di Malaysia-Brunei-Singapore

vatican.va, Venerdì, 6 giugno 2008
Visita “ad limina apostolorum”


BENEDETTO XVI

Cari Fratelli Vescovi,
I popoli asiatici mostrano un intenso desiderio di Dio. Nel trasmettere loro il messaggio che voi stessi avete ricevuto (cfr 1 Corinzi 15, 3) piantate i semi dell’evangelizzazione in un terreno fertile. Se la fede deve fiorire, tuttavia, deve mettere forti radici nel suolo asiatico in modo da non essere percepita come un prodotto estero, alieno alla cultura e alle tradizioni del vostro popolo. In particolare, dovete garantire che nelle loro menti il Vangelo cristiano non venga confuso in alcun modo con i principi secolari associati all’Illuminismo. Al contrario, “vivendo secondo la verità nella carità” (Efesini 4, 15) potete aiutare i vostri concittadini a separare il grano del Vangelo dalla pula del materialismo e del relativismo. Potete aiutarli a rispondere alle sfide urgenti poste dall’Illuminismo, che è familiare al cristianesimo occidentale da più di due secoli, ma che solo ora comincia ad avere un impatto significativo su altre parti del mondo. Resistendo alla “dittatura della ragione positivista” che cerca di escludere Dio dal discorso pubblico, dovremmo accogliere “le vere conquiste dell’Illuminismo”, in particolare l’enfasi sui diritti dell’uomo e sulla libertà di praticare la propria religione (cfr Discorso ai Membri della Curia Romana in occasione del tradizionale scambio di auguri natalizi, 22 dicembre 2006). Sottolineando il carattere universale dei diritti umani, basati sulla dignità della persona umana creata a immagine di Dio, svolgete un compito importante di evangelizzazione perché questo insegnamento costituisce un aspetto essenziale del Vangelo. Così facendo seguite le orme di san Paolo che sapeva come esprimere gli elementi essenziali della fede e della pratica cristiane in un modo che poteva essere assimilato dalle comunità di Gentili presso le quali veniva inviato.

A primeira Igreja

O Globo, quarta-feira, 11 de junho de 2008

Um grupo de arqueólogos jordanianos anunciou a descoberta daquela que seria “a primeira igreja cristã do mundo”, sob um outro templo, na localidade de Rihab, a 40 quilômetros de Amã.
A descoberta foi revelada pelo chefe do Centro de Estudos Arqueológicos local, Abdul Qader Hassan. Segundo ele, a igreja teria abrigado os primeiros discípulos de Jesus.
— Localizamos o que acreditamos ser a primeira igreja do mundo, construída entre os anos 33 e 70 de nossa era — explicou o arqueólogo em entrevista ao Jordan Times.
O templo foi originalmente construído sob a terra e sobre ele foi erguida, posteriormente, uma outra igreja, em homenagem a São Jorge, que ainda se encontra no local. Construído no ano 230 da era cristã, o templo de São Jorge é considerado um dos mais antigos do mundo ao lado de um outro, localizado em Aqaba, que também data do século III.
Local de residência e orações para cristãos
A descoberta de uma igreja ainda mais antiga é “incrível”, nas palavras de Hassan, porque “existem indícios de que ela teria acolhido os primeiros cristãos de todos os tempos, os setenta discípulos de Jesus Cristo (mencionados no Evangelho de São Lucas)”.
Segundo o arqueólogo jordaniano, a caverna subterrânea serviu de residência e lugar de oração para os cristãos numa época em que eles eram perseguidos por sua religião.
— Achamos que eles só deixaram de usar a cova quando os romanos passaram a tolerar um pouco mais o cristianismo — acrescenta Hassan, que acredita que foi, então, que a atual Igreja de São Jorge foi construída.
Desta forma, o templo teria servido de refúgio aos 70 discípulos de Jesus Cristo que, segundo a tradição, se viram obrigados a fugir de Jerusalém, por conta das perseguições religiosas, para buscar refúgio na região norte da atual Jordânia, principalmente em Rihab. De fato, a Igreja de São Jorge apresenta um mosaico no chão em que faz menção “aos 70 amados por Deus”.
Segundo a descrição feita por Hassan, o templo tinha cerca de 12 metros de comprimento por 7 metros de largura.
— Descendo na caverna é possível ver uma área de formato circular, onde ficaria o altar, e vários bancos de pedra para os sacerdotes — contou Hassan.
Para o representante da arquidiocese ortodoxa grega da região, o arquimandrita Nektarious, a descoberta é importante porque “se trata de um fato importante para todos os cristãos do mundo”, acrescentando que a única cova similar (em forma e propósito) conhecida no mundo está localizada em Salônica, na Grécia.

segunda-feira, 9 de junho de 2008

Vaticano e ONU criticam ação antiimigrante

Folha de S. Paulo, terça-feira, 3 de junho de 2008

O Vaticano e a ONU criticaram com firmeza a decisão do governo italiano de, em meio a medidas para o combate à criminalidade, considerar a imigração clandestina como “crime” passível de prisão.
A manifestação da igreja veio do arcebispo Agostino Marchetto, secretário do Pontifício Conselho da Pastoral para os Imigrantes. Ele afirmou que “cidadãos de outros países não devem ser submetidos a penas de prisão em razão de uma infração administrativa”, referência à ausência de um visto de residente.
Quanto à ONU, a chefe do Alto Comissariado para os Direitos Humanos, Louise Arbour, declarou em Genebra que as medidas determinadas pelo primeiro-ministro Silvio Berlusconi “agravam a intolerância e a xenofobia”. Também qualificou de “particularmente preocupante” as iniciativas de repressão aos ciganos.
Decreto publicado no sábado pelo Diário Oficial italiano dá plenos poderes aos prefeitos de Roma, Milão e Nápoles para recensear acampamentos ciganos, deslocá-los ou eventualmente prender seus ocupantes.
O decreto foi redigido após reforma do Código Penal que em maio passou a considerar que um cidadão estrangeiro comete um crime ao permanecer sem os documentos apropriados em território italiano.
Em lugar de apaziguar, o governo italiano põe lenha na fogueira, como o vice-ministro do Interior, Alfredo Mantovano, que, em entrevista ao jornal Il Tempo, disse que os ciganos “são uma etnia conectada a certos tipos de crimes, como roubos, assaltos ou seqüestros”.
O Ministério das Relações Exteriores reagiu às críticas que a Itália vem recebendo. Nota da Chancelaria diz que as decisões oficiais “não têm nada a ver com a xenofobia ou com a discriminação com bases raciais”. Defendeu a prerrogativa oficial de proteger o país contra a imigração clandestina.

Ex-pastor preso por pedofilia denuncia colegas


O Globo, sexta-feira, 30 de maio de 2008


Salvador — Em depoimento à Justiça, o ex-pastor Silvio Galiza, que acusa os pastores da Igreja Universal do Reino de Deus Fernando Aparecido e Joel Miranda de envolvimento no assassinato, em 2001, do adolescente Lucas Terra, acrescentou novos dados ao processo, afirmando que Lucas flagrou os dois pastores mantendo relações sexuais, o que teria motivado o crime. Único condenado pelo crime, Galiza, que cumpre pena em Salvador, contou que recebia dinheiro para ficar calado.

Recinto religioso ha sido objeto de múltiples actos vandálicos

El Universal, Caracas, miércoles, 4 de junio de 2008

Maracay — En medio de cánticos religiosos y oraciones de paz, un grupo de feligreses protestó este martes a las puertas de la Catedral de Maracay para exigir atención policial. Esto debido a los constantes atropellos que se han venido presentando, durante los últimos meses, en el principal templo de la entidad contra sacerdotes, devotos, así como imágenes religiosas.
Uno de los creyentes en protesta, de nombre María Lucrecia Farías, refirió que en varias ocasiones los servidores del altar han sido blanco [em port.=alvo] de agresiones verbales y físicas. Por la situación, señaló que los devotos no se sienten seguros dentro del templo.
Destacó que este es un problema “grave” que debe atenderse de manera “urgente”, pues también se han registrado casos en que ladrones persiguen a las personas de la tercera edad y las obligan a entrar en la iglesia donde las despojan del dinero que recién retiran de las entidades bancarias cercanas.
Asimismo, ingresan personas bajo los efectos del alcohol y sustancias estupefacientes a causar destrozos.
El asistente del párroco, Jesús Carrasquel, quien también participó en la protesta, comentó que uno de los casos más recientes se registró el pasado 9 de mayo cuando una mujer “se montó sobre el altar mayor y lo pisoteó para luego trepar por la imagen de la Inmaculada y quitarle la aureola”. A pesar de que no logró agredir al párroco, causó pánico en el recinto. (EG)

No hay sustento en afirmar que Cardenal Schönborn reemplazaría a Cardenal Levada

ACI, jueves, 29 de mayo de 2008


Viena — Ante el rumor propagado por el diario italiano La Reppublica de que el Cardenal Christoph Schönborn podría convertirse en el nuevo Prefecto de la Congregación para Doctrina de la Fe, el portavoz de la Arquidiócesis de Viena, Erich Leitenberger, indicó en la radio austriaca Stephanscom que dicha información tiene un “fundamento inconsistente”.
El domingo 25 de mayo, el diario italiano La Repubblica publicó un artículo escrito por Marco Politi en el que hacía un “análisis general” de la Asamblea General de la Conferencia Episcopal Italiana.
Al comentar la mencionada información sobre el Arzobispo de Viena, Politi dijo que existe un posible cambio de personal en el ámbito eclesial que se dará pronto en Italia y en la Santa Sede. Sin embargo afirmó que “hasta que el Papa no firme todo puede ser cuestionado”. Por su parte el diario alemán Der Standard, haciendo eco de La Repubblica, aseguró que en el caso que el Cardenal Schönborn asuma el puesto, el Arzobispo William Levada, tendría que regresar nuevamente a EEUU.
Ante esta situación, el pasado 27 de mayo el portavoz de la Arquidiócesis de Viena, Erich Leitenberger, dijo en radio Stephanscom que “el rumor ha sido puesto sobre la mesa ‘n’ veces” y “no tiene ningún fundamento en la realidad”.

Papa permitirá a visitação da falsa relíquia

Folha de S. Paulo, terça-feira, 3 de junho de 2008

Bento 16 anunciou que o santo sudário — suposta mortalha de Jesus, que testes científicos em 1988 provaram datar dos séculos 13 ou 14 — será exposto à visitação pública a partir de 2010. A peça está guardada no relicário da capela Guarini, na catedral de Turim, onde foi pela última vez visitada em 2000, quando a igreja comemorou seu jubileu.
O papa não fez nenhum comentário sobre a autenticidade da suposta relíquia. Ele recebeu ontem no Vaticano um grupo de 7.000 católicos de Turim e disse que, “se Deus me der vida e saúde”, iria visitar a peça de tecido para “contemplar o rosto misterioso, que silenciosamente fala ao coração dos homens, convidando-os a reconhecer o rosto de Deus”.
A peça mede 440 cm por 120 cm e tem estampada, segundo a lenda com gotículas de sangue, o rosto de um crucificado. A autenticidade do sudário é contestada desde o final do século 19. Mas, diz a Enciclopédia Britânica, foi apenas há 20 anos que testes de carbono 14 efetuados no Reino Unido, Suíça e Estados Unidos indicaram que o tecido datava do período 1260-1390. Ou seja, no mínimo 12 séculos depois da crucificação de Jesus Cristo.

segunda-feira, 2 de junho de 2008

Entre nós


O Globo, quarta-feira, 28 de maio de 2008
Gente Boa / Joaquim Ferreira dos Santos

As relíquias de Santo Antonio que chegam sábado ao Rio serão trazidas da Itália por um emissário especial: frei Luciano Bertazzo, o Guarda das Relíquias na Basílica de Pádua. São três pequenas partes do corpo do santo, que ficarão expostas ao público, no Convento da Carioca, até o dia 16 de junho. Depois, quem as leva de volta é o frei brasileiro Clarêncio Neotti, reitor do Convento.

Tras 33 años de extravío, camboyanos rescatan de un río imagen de Virgen de Lourdes

ACI, quarta-feira, 28 de maio de 2008


ROMA — Ocho pescadores en el río Mekong, Camboya, rescataron con sus redes una imagen de Nuestra Señora de Lourdes, de un metro y medio y 160 kilos, que había sido arrojada a su cauce hace 33 años, bajo el régimen comunista. Pobladores de la zona la han rebautizado como Nuestra Señora del Mekong.
Una vez recuperada la imagen, explica el diario L’Osservatore Romano, los pescadores, que desconocían el valor de la misma, la vendieron por “siete dólares americanos a los habitantes del pueblo vecino, que pensaban utilizar el material para sus casas. Sin embargo algunos cristianos en el lugar, reconocieron que se trataba de una imagen de Nuestra Señora de Lourdes y le explicaron a los lugareños la importancia del hallazgo”.
“Los habitantes, entendiendo que lo que tenían entre manos era una imagen sacra, la han cedido, a cambio de siete sacos de arroz, a la parroquia de Areaksat conocida como Nuestra Señora de la Paz”, explica el diario.
Finalmente la estatua fue devuelta a la comunidad cristiana, en ocasión de una solemne procesión, y se han realizado algunas celebraciones. Cada día en este mes de mayo consagrado a la Virgen, los fieles se están reuniendo en la mencionada iglesia para llevarle a la Madre flores y ofrendas.

Tres mil cristianos ortodoxos iraquíes son acogidos en la Iglesia Católica

ACI, terça-feira, 27 de maio de 2008

Washington — La comunidad católica de rito caldeo en California acogió formalmente en su seno a unos tres mil cristianos ortodoxos iraquíes liderados por su obispo Mar Bawai Soro, quien hace unos meses fue sancionado por reconocer la supremacía del Primado de Pedro.
La Iglesia Asiria, que tiene su centro en Irak, data de los primeros años del Cristianismo. Se llama Nestoriana por seguir la doctrina de Nestorio, un monje de Antioquía elevado al Patriarcado de Constantinopla en el año 428. Afirmaba la existencia de dos naturalezas y dos personas en Cristo, por lo que [Nestorio] fue condenado en el Concilio de Éfeso. Sin embargo, esta herejía ya fue rechazada por varias iglesias ortodoxas, incluyendo la asiria, dejando pendiente el reconocimiento de la supremacía de Pedro.
Desde el siglo 16, un gran número de asirios nestorianos entraron en unión con Roma, formando la Iglesia Católica Caldea, que hoy cuenta con más feligreses que la Iglesia Ortodoxa Asiria.
Según informó el California Catholic Daily, el obispo asirio Mar Bawai, que tenía a su cargo la diócesis asiria de San Jose, California, fue suspendido por el Sínodo de la Iglesia Asiria por haber defendido la primacía papal en un escrito.
A mediados de mayo, seis sacerdotes, 30 diáconos y unos tres mil feligreses asirios se unieron al Obispo para entrar en total comunión con la Iglesia Católica.